Canti popolari, cantastorie e fogli volanti.

In questa sezione vengono raccolte le "ballate" che venivano scritte sui cosiddetti Fogli volanti e le "canzonette", nate come canti d'autore per il pubblico della classe borghese, ma poi conosciute dalla classe contadina, che spesso le ha mutate e contaminate nel corso del tempo. E' molto difficile stabilire la storia di questi canti per la loro forte socializzazione e trasformazione. I fogli volanti erano venduti sulla piazza dai cantastorie, persone strane e vagabonde.

Nel testo da noi consultato troviamo la descrizione di uno di loro, chiamato Gianin de Gaz, suonatore di violino che scrisse canzoni d'amore e di disgrazia. Una delle sue opere più importanti è "L'affondamento del Mafalda" diventato subito un classico del foglio volante nel 1923.

Il foglio volante tratta fatti memorabili o di cronaca, di vita e morte di personaggi che hanno colpito la fantasia popolare. Il linguaggio presenta echi della poetica tardo ottocentesca. La struttura della narrazione tende ad imitare il romanzo e ad allontanarsi sempre di più dall'epos della narrativa orale. L'autore sfrutta la storia per raggiungere determinati fini, innestando un patrimonio tecnico-tematico e culturale che deriva dalla letteratura colta.

Le ballate da foglio volante sono spesso parodie, romanze melense, cascami della serenata, prodotto idilliaco e melodrammatico ottocentesco. Le loro melodie sono semplici, lineari, facili da apprendere e alcune volte banalizzate da canti popolari più arcaici e noti. I fogli volanti sono dei componimenti occasionali effettuati per determinati avvenimenti. In un primo momento si diffondono rapidamente, ma in seguito le persone perdono interesse per il singolo avvenimento e di conseguenza li dimenticano. La maggior parte dei testi risalgono all'incirca agli anni '30.

Nelle Langhe si diffondono ad opera del popolarissimo cantastorie Luise, un giullare delle feste paesane. Questi canti, nelle occasioni ufficiali, venivano cantati in lingua italiana piuttosto che in dialetto, perchè quest'ultimo era usato per occasioni informali.

Più interessante del linguaggio era il tipo di rapporto sociale che si instaurava tra il cantante e il suo pubblico. Mentre il canto arcaico veniva cantato a persone che si presupponeva conoscessero già i canti, il cantastorie che girava di paese in paese cantava canzoni non ancora conosciute, quindi si può dire che avesse un rapporto più moderno con il pubblico, paragonabile a quelli che si instaurano al giorno d'oggi.

Il dialogo di tipo "arcaico" si rivolgeva a conoscenti che non volevano novità od originalità, mentre i canti dei cantastorie avevano già uno scopo ben preciso, di persuasione occulta e di propaganda di una cultura borghese, facendo diventare il cantastorie il portavoce consapevole o meno di questa classe sociale. Questo è un segno evidente di una crisi delle capacità di creazione del sistema culturale contadino, in quanto la ballata tradizionale conserva la drammaticità dei fattori narrati utilizzando un registro patetico e consolatorio.

Il foglio volante decadde tra le due guerre mondiali a causa della diffusione dell'alfabetizzazione e dei giornali.

 Cantastorie contemporanei.

I cantastorie esistono ancora oggi, nonostante la loro esistenza sia diventata molto difficile e il loro repertorio tenda a degradarsi. In Sicilia negli ultimi quarant'anni il mestiere dell' "orbo" è stato rinnovato grazie a due cantastorie: Orazio Strano di Riposto e Cicciu Busacca di Paternò. Essi hanno dato nuova vita e significato di comunicazione sociale al mestiere dei cantastorie con linguaggio moderno trattando tematiche del nostro tempo. Nel nord la tradizione dl cantastorie è ancora presente in gruppi o persone isolate che girano tra le fiere, le sagre e i mercati a cantare "fatti", canzonette.